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Una veduta della villa di Poppea ad Oplontis (Torre Annunziata, Na)

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Una veduta della villa di Poppea ad Oplontis (Torre Annunziata, Na)

IL FUTURO DI POMPEI | Il grande progetto vesuviano

Non mancano imprenditori e capitali per rilanciare il turismo diffuso nell’area, bloccato per un anno da Bonisoli

Era sembrata decisiva la delibera del 28 marzo 2018: il Comitato di gestione del Grande Progetto Pompei (ne fanno parte anche tre Ministeri: Infrastrutture, Coesione Territoriale e Beni Culturali, accanto a Regione e Comuni interessati) aveva approvato il Piano Strategico e il Masterplan per avviare i grandi lavori dell’operazione «buffer zone»: la trasformazione e il rilancio dell’area depressa intorno a Pompei che comprende nove Comuni vesuviani. Era il primo passo per realizzare il secondo step previsto dalla legge 112 del 2013, approvata e sostenuta anche da Unesco e Unione Europea.

Oltre al finanziamento di 105 milioni per la messa in sicurezza di Pompei, è ormai avviato un grande progetto sociale ed economico per l’area vesuviana basato soprattutto su un turismo culturale diffuso che dovrebbe far leva sulle sue eccellenze archeologiche, con i siti Unesco di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata con la villa di Oplontis. Il Piano prevede nuova viabilità, risanamento urbanistico globale, disinquinamento del fiume Sarno, strutture alberghiere adeguate, punti di ristoro, valorizzazione delle spiagge, delle ville vesuviane ecc.

Il piano per la «buffer zone» approvato dal Comitato di gestione è quindi la base di partenza di una rivoluzione. Il Parco Archeologico di Pompei non dovrà più essere un’isola di bellezza circondata da un territorio in degrado. Per la sua realizzazione il progetto prevede forti investimenti soprattutto privati. Sostiene e partecipa al Grande Progetto un’ampia associazione di imprese, NaplEST et Pompei che, in accordo con un protocollo siglato nel 2015 con il Comitato di gestione, ha preparato un Masterplan (realizzato dall’architetto spagnolo Josep Acebillo) poi sostanzialmente accolto dal Comitato con la delibera del marzo 2018 e approvato dalla Commissione Cultura della Camera.

Il documento è però caduto nel vuoto, ignorato per un anno dall’allora ministro dei Beni cultuali Alberto Bonisoli. È rimasta del tutto inattiva anche la tecnostruttura creata per coordinare l’attività del Comitato e lo stesso è accaduto al suo capo, il generale Mauro Cipolletta, a lungo isolato senza poter continuare il suo lavoro al vertice dell’Unità Grande Pompei. Il suo mandato, rinnovato ma infine scaduto a dicembre 2019 insieme con il Grande Progetto, è stato rinnovato da poco, per tre anni, con il ritorno del ministro Franceschini.

Tuttavia Cipolletta non è ancora operativo. A Pompei, l’unico nel pieno dei suoi poteri è quindi il direttore, Massimo Osanna. Per quella prolungata, inutile perdita di tempo la presidente di NaplEST et Pompei, Marilù Faraone Mennella, è ancora indignata: «Bloccati per un anno e, ancora peggio, fermati a metà di un processo iniziato. Sono state deluse le aspettative di investitori importanti e della stessa popolazione: almeno 70mila persone, un terzo della provincia di Napoli, che vive nella condizione di crisi e sottosviluppo che tutti conoscono.

È stata un’assenza rumorosa e inaccettabile. Così abbiamo deciso di procedere anche senza la partecipazione delle istituzioni ministeriali e siamo andati avanti da soli. Masterplan e protocollo sono stati già firmati con il Grande Progetto Pompei, che ci ha permesso di non perdere tempo, così trovandoci come coautori di processi concreti che si dovrebbero avviare tra poco, anche in nome e per conto dell’Associazione Costruttori Edili e dell’Unione Industriali di Napoli
».

Per questa nuova, autonoma fase operativa NaplEST et Pompei stringe accordi diretti con Pompei e punta su Torre Annunziata. Mennella tratta con il sindaco per avviare un piano operativo: l’obiettivo è un primo stralcio del Masterplan che riguarda soprattutto Torre Annunziata ma si estende fino a Pompei e Boscoreale. È la zona che dispone degli spazi più ampi sui quali investire per sviluppare progetti di riqualificazione e rigenerazione urbana.

In concreto, quali sono i progetti previsti? «In assenza del Ministero e in accordo con il direttore Osanna, nella primavera del 2019 abbiamo firmato un protocollo con il sindaco di Torre Annunziata, che sta elaborando il Puc (Piano urbanistico comunale). L’idea è questa: dopo un accordo con il sindaco e attraverso le procedure degli organismi istituzionali locali, vogliamo passare a una fase esecutiva con interventi che arriveranno fino a Pompei e a Boscoreale. Un primo stralcio sarà basato proprio sul Masterplan, sempre con l’assistenza dell’architetto Josep Acebillo, e verrà attuato a Torre Annunziata: cinque progetti da realizzare con la formula del “project financing” o con investimenti privati diretti. Stiamo preparando i piani.

I nostri investimenti saranno notevoli. Per attuare quel piano è però importante avere un unico soggetto attuatore, non i mille tavoli di una burocrazia troppo lenta. L’augurio è che, secondo quello che già prevede la legge 112 si possa arrivare a un contratto istituzionale di sviluppo: nella sua formulazione la legge indica già chiaramente ciò che serve, come realizzare quella visione strategica e la sua copertura finanziaria perché si possano raggiungere in tempi ragionevoli gli obbiettivi previsti
».

Per quanto riguarda l’investimento globale, Marilù Faraone Mennella dichiara: «Non so ancora dare una cifra ma si tratta certamente di molte centinaia di milioni».

Una veduta della villa di Poppea ad Oplontis (Torre Annunziata, Na)

Edek Osser, 04 marzo 2020 | © Riproduzione riservata

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